OZ
EAST
"Mi chiamo Koen, sono un performer e questo è il mio racconto.."
Uno spettacolo pulitissimo anzi una performance pulitissima.
gesti puliti che dialogano con il linguaggio Morse.
Il racconto di Koen non è immediato non è banale non è semplice non è per tutti.
Il Teatro dei Fanny non è per tutti.
e per "tutti" non intendo davvero tutti perchè io non conosco tutti...
EMERALD CITY
Hitler di Cattelan inginocchiato in una cornice di colori.
Il suo viso si dilata e si contrae e le smorfie diventano espressioni di sentimenti come l'odio, l'amore, la rabbia, la disperazione, la felicità....
Noi spettatori isolati l'uno dall'altro tramite cuffie da cui escono racconti in tutte le lingue e contemporaneamente.
Racconti di "cuore", sul cuore e sulla perdita del cuore e sulle malattie del cuore e sul cervello e sull'idea di coraggio e sul coraggio e sul cervello e sul cuore e sul coraggio e sul cervello...
Chissà se il mio vicino ascoltava gli stessi racconti e se il suo udito selezionava le stesse mie parole.
Quest'opera da museo d'arte contemporanea mi ha indebolito. Ero esausta.
Eppure i canali erano due : l'udito e la vista ed erano canalizzati perfettamente in cuffie e immagine e occhialini per vedere la tridimensionalità dell'ultimo video in cui Hitler = OZ riprende il linguaggio Morse a cui avevo assistito il giorno prima in EAST.
Affascinata dalla perfezione.
Questa è solamente un'altra modalità di esserci.
Esserci col cuore col cervello e con coraggio.
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