venerdì 27 dicembre 2013

1945


" Ho sempre avuto, a momenti, l'ossessione dell'io, la noia angosciosa di essere sempre presente a me stesso. Lavoro, mangio, passeggio, mi diverto, ma solo sempre in compagnia di me stesso che mi guarda, mi sorveglia, e non si stacca mai. Solo nel sonno senza fantasmi mi libero del secondo me stesso : e allora benedico quelle poche ore di vera solitudine"

Bianciardi Luciano- Diari giovanili, luglio 1945

lunedì 23 dicembre 2013

anche lei

Anche la felicità è un adepta all'abitudine .
dell'abitudine.

Anche lei è una dipendente.

Si adegua sgualdrinescamente.

La felicità si accomoda e si sta.
Pondera con non senso ogni ritmo.
Lo ascolta e lo divora.
Sazia si ferma.

La felicità è abitudinaria.

Si accontenta di poche gocce di vodka al retrogusto di lime.
La felicità è così poco elegante.

E' come una vecchia vicina di casa affacciata ad urlare qualcosa.
Come le merende quando si è ancora infantili.
La felicità è torpore.

Incombe irreale e irrazionale tra un ricordo e un altro e poi tace.
Inumana.
La felicità sembra una zia o una cugina che non incontri mai e si sorride per pregio o difetto.
Lei batte la punta del piede per trarne il tempo.
Il ritmo decisamente sincopato.

La felicità è stretta in sé mentre c'è il commiato.

Sta lì sorniona ad ascoltare ogni sorso di vodka e ogni boccata d'aria.

Lei è una parente e un infedele compagna sempre ben vestita e mai sobria.
Aspetta imperterrita il suo turno poi si ritira nelle vesti color porpora.

Lei è un impiegata che aspetta il suo turno.
Quasi distante.
Mai indelicata.
Decentemente invadente.


fino alla fine

per principio

esiste solo il sud
tutto è al sud di qualcosa
ogni nord è al sud di altro
colpa del principio
in principio era il centro
e dal centro tutto saliva dal sud al nord
per principio il nord ha un sud
il sud non ha nord
c'è il sud del sud
non il nord del nord
il principio parte dalla terra
la terra è il sud
la terra arriva e parte dal centro della terra
il centro della terra è terra che per principio è sud
terronia
terroni
terrestri
terra
siamo così in basso così tutti piantati per principio
per forza di gravità
ed è questa forza che ci fa essere sud

sudditi della terra

lunedì 16 dicembre 2013

cos'è l' "ERRORE DRAMMATICALE" ?


E' un errore drammaticale far finta di piangere
E' un errore drammaticale parlare di un numero e non dargli peso
E' un errore drammaticale darsi i pugni sulle ginocchia sbagliando ritmo
E' un errore drammaticale dire tutto senza lasciare pause
E' un errore drammaticale far finta di
E' un errore drammaticale chiamare drammaturgia un testo senza ritmo
E' un errore drammaticale dare informazioni spudorate
E' un errore drammaticale non usare i simboli silenziosi
E' un errore drammaticale usare l'urgenza di qualcun altro
E' un errore drammaticale mettere le didascalie anche sul già detto già fatto già sentito


sabato 14 dicembre 2013

...




ERRORI DRAMMATICALI





cit. beatrice

chi conosce chi

Nessun figlio può dire di conoscere i propri genitori.

Se non attraverso piccoli aneddoti e brevi storielle di distorte memorie giovanili.
Quei genitori sono ragazzi cresciuti che hanno avuto dei figli e hanno continuato a crescere.
Nessun figlio può dire di conoscere quei ragazzi.

Che poi crescono a dismisura fino a invecchiare e chi conosce chi?

Nessun vecchio genitore riconosce se stesso così invecchiato.
Nessun figlio conosce davvero quei ragazzi invecchiati.
Che i figli non c'erano quando quei ragazzi facevano l'amore e parlavano per ore fumando chissà cosa.
Nessun figlio c'era.

Non ho mai conosciuto davvero i miei genitori.
Ricordo che avevano nemmeno 40 anni e già per me erano adulti.
E già per me appartenevano ad un altro universo distante molto distante.

Nessun figlio può immaginare come è cambiata la loro vita dopo la sua nascita.
Chi conosce chi?
Nemmeno loro conoscono i figli che in realtà si convive insieme per anni mettendo in comune ogni cosa materiale e immateriale.
I genitori sono le favole in audiocassette e sono il lettone che ti accoglie quando il buio diventa più buoi.

Nessun figlio può davvero conoscere quei due ragazzi invecchiati che chissà quante risate si sono fatti da giovani e quanti pianti e chissà cosa pensavano della vita del tempo del fatto di metterti al mondo.
Chissà se ci hanno pensato davvero.

Nessun genitore può dire di conoscere i propri genitori che sono ancora più vecchi.
Si invecchia tutti, i genitori, i genitori dei genitori e i figli.
Che poi in realtà è il tempo che passa e i corpi insieme a lui.
E dentro la testa diventa sempre più piena fino a scoppiare.

quando scoppia si muore.

E poi restano gli altri ad invecchiare e ad aspettare di scoppiare.



venerdì 13 dicembre 2013

preghiera di Gesù a se stesso


Caro Gesù che poi sarei io
Caro Gesù bambino che poi sarei io un milione di anni fa
Caro me che poi sarei io in prima persona
Caro io che poi sarei Gesù

Quest’anno non voglio chiederti chiedermi regali e cotillon ma solo un favore :

Aiuta questi umani che li vedo preoccupati per tutto che li vedo affranti e stanchi
dona loro l’illusione di illudersi ancora.
Dona loro la voglia di averne voglia!
Dona loro la pace di stare in pace almeno con se stessi!
Dona loro l’orgoglio di essere esseri unici e irripetibili.
Dona loro l’estro e l’eccitazione e la bellezza.
Togli ogni limite alla loro felicità.
Elimina i sensi di colpa e il senso di non avere senso!

Caro gesù che poi sarei io quest’anno a natale chiedo a me stesso il favore di ridare dignità all’amore che poraccio s’è perso in qualche inutile ferita
Ricorda agli esseri umani che sono umani e si può sbagliare per migliorare.
Si può piangere per tornare a ridere.
Si può cambiare per varire! Così... variare ...
Si può resistere e lottare ogni giorno per il giorno seguente!
E che cazz! 
Ho detto cazzo? Nooo madonna! Ho detto madonna! Gesù Gesù…sono io Gesù mio diooo dio mioooo ho detto diooooo







mi dicono che sono moralista
mi dicono che sono uno zerbino
che ho i sani principi di una nonna adolescente
dicono di me...

martedì 10 dicembre 2013

di mese in mese

Ad Agosto aspetto Settembre perchè a Settembre il clima è perfetto e inizia l'autunno e l'autunno è la stagione più bella.

A Settembre aspetto Ottobre perché , non so per quale misterioso caso, ad Ottobre si lavora di più. Forse perché Settembre è troppo imparentato con Agosto e Ottobre è a ridosso dell'inverno e l'inverno se non lavori è un suicidio.

Ad Ottobre aspetto Novembre perché non ci credo che farà freddo come dicono e dicono ogni anno che fa più freddo dell'anno passato. Poi Novembre passa sempre velocemente tra un problema alla caldaia e i conguagli delle bollette.

A Novembre si aspetta tutti Dicembre che arriva quando meno te l'aspetti come un pugno nell'occhio. Un immeritato pugno nell'occhio.
Con le sue lucine con le sue stelle e pacchi e fiocchi. A Dicembre aspetto che arrivi Gennaio per finirla con ste lucine e con il cibo a valanghe e con gli auguri di cosa non si sa.
Arriva Gennaio e ci si ritrova baldanzosi nel nuovo anno con i nuovi propositi e le nuove energie da investire e si aspetta Febbraio per poter fare i conti con le promesse.

A febbraio tutti aspettano Marzo per potersela prendere con Marzo, il mese più maltrattato di tutti perché non fa caldo non fa freddo ma fa anche caldo e freddo e poi piove e piove e se non piove a Marzo può anche nevicare.

A Marzo è inevitabile aspettare Aprile che è il mese del sonno. Aprile è un passaporto verso l'ozio. Aprile risveglia solo la terra.
Ad Aprile aspetto Maggio, il mese delle ciliegie delle rose e di Santa Rita. A Maggio c'è sempre in programma un viaggio, forse perché Maggio fa rima con viaggio?
A Maggio si aspetta tutti Giugno perché Giugno ci da l'illusione di una nuova estate e quest'anno l'estate sarà più bella di quella passata.
A Giugno ci sono sempre tanti compleanni e feste e i primi locali all'aperto e i primi concerti all'aperto e tutto a Giugno è all'aperto .

A Giugno aspettiamo Luglio per andare in vacanza, anche se di solito si parte a fine Luglio quasi ad Agosto oppure direttamente ad Agosto però si ha sempre l'impressione di essere partiti a Luglio.
A Luglio ci sono i festival e fa caldo e ci si stupisce molto quando a Luglio una giornata è fredda.

ad Agosto invece fa decisamente caldo.
Solo io ho freddo ad Agosto.

Ho sempre freddo.

citazioni di Erik Satie : Erik Satie sul comodino!!!!




Pensate un po' ... mi è successo - proprio a me che non avevo mai portato fortuna a me stesso - di servire a qualcosa di utile ...



Sappiate che il lavoro ... è la libertà - ... la libertà degli altri ....
Quando lavorate ... non date fastidio a nessuno ....
Non dimenticatelo mai ....
Mi avete capito? .... Rimanete seduti ....



particolari

cosa ha attratto la mia attenzione :

-Mina nel 1972 o 1979 aveva al pollice destro un anello.

diffida


diffidare dai limitati *
da chi non sa cosa sia la metafisica
da me
da chi critica gli altri
dagli affamati
affamati di qualsiasi cosa
da chi è sempre sazio
diffidare da chi parla troppo
da chi è in silenzio

diffidare da chi la fa facile e chi la fa difficile
diffidare da chi si copre la bocca quando ride
da chi dice dice e poi non dice nulla e quando non dice nulla non usa mai l'intercalare : no nulla nulla...

da chi è lontano e ti dice : mi manchi
da chi è vicino e ti dice : mi manchi

diffidare dai sensi di colpa e dalle frasi che iniziano per : e senti...

diffidare da se stessi se si è ipocondriaci
diffidare da se stessi nello specchio dei bagni con luce fredda
da se stessi in mezzo agli altri sopratutto se gli altri ridono

dagli altri sé
dal sé limitante per non dire "cacacazzo"

diffidare dalle pippe mentali
dalla parola "pippa"

diffidare dalla propria agenda e dagli appunti
da quelli scritti a penna e quelli a matita
dai progetti a breve e lungo termine

dalla parola : domani
dalla parola : ieri
da chi ha una memoria poco condita

da me




* il limitato ha troppe abitudini a cui non rinuncia, il limitato non osa, il limitato non cambia idea all'improvviso, il limitato non sorprende, il limitato ha dei punti di riferimento egoistici, il limitato non dice mai qualcosa di sbagliato, il limitato solitamente è curato d'aspetto e mai fuori posto, il limitato fa finta di essere sicuro, il limitato vive come un numero in una tabella prestabilita o un grafico in uno schema fisso, il limitato ha paura, il limitato non conosce la passione, il limitato ha paura della passione, il limitato è tenue, il limitato non vuole soffrire né fare soffrire, è di temperatura e temperamento costante ... è limitato.

lunedì 9 dicembre 2013

ma dov'è

tra le righe?
tra gli sguardi?
tra sé e sé ?
tra le pause in silenzio?
tra i fornelli?
tra gli stracci?
tra una pietanza e l'altra?

pietanza?!
che strana parola... pietanza ...

pietà.

ma dov'è?
dov'è?


sabato 7 dicembre 2013

e che ne so io

che ne so io che ne so
che quello che penso non sia solo frutto di adesivi
che quello che elaboro non sia solo frutto di nessun frutteto
che quello che provo non sia solo un dettato
che quello che dico non sia solo difesa
che quello che faccio non sia solo un caso
che ne so io
e che ne so
che quello che vivo non sia solo una minestra delle tante
che quello che mi fa ridere non sia solo l'illusione di una smorfia
che quello che mi eccita non sia solo un altro film
che questo dolore alla schiena non sia solo forza di gravità mal distribuita

ma che ne so io
che ne so
che sbaglio i congiuntivi e i condizionali solo per pigrizia
che non canto in pubblico per non ascoltarmi
che suono solo per suonare
e mi lavo per non puzzare
che ne so

ma che ne so io
che ne so che mi sale la rabbia solo per equilibri ormonali
che stringo i denti per non perderli
e i pugni per non volare
che ne so io che ne so che sudo talmente poco
che ho sempre freddo
che ne so io che la fame non so cosa sia
che il vero freddo non so
che non so cosa sia la morte lenta
che ne so io che non ci credo
che ne so che ne so che quando ci penso piango
che ne so che non piango solo per eccesso di umori
che ne so io non lo so

non lo so cos'è l'inferno

martedì 26 novembre 2013

il fatto è

una citazione che mi rimbomba mi rimbomba mi rimbomba mi rimbomba ...

Il fatto è che nelle trincee quotidiane dell’esistenza da adulti le banalità belle e buone possono diventare questione di vita o di morte (…)
… la vera , fondamentale educazione al pensare (…) non riguarda tanto la capacità di pensare , quanto semmai la facoltà di scegliere a cosa pensare.

C’è poi la questione dell’arroganza.
Arroganza, convinzione cieca, una ristrettezza di idee (che) si traduce in una prigionia completa al punto che il prigioniero non sa nemmeno di essere sotto chiave.

“insegnami a pensare” in parte dovrebbe significare proprio questo : essere appena un po’ meno arrogante, avere un minimo di “consapevolezza critica” riguardo a me stesso e alle mie certezze …
(..) non è questione di virtù quanto della scelta di impegnarmi a modificare o a tenere a freno la mia naturale modalità predefinita che è per forza di cose profondamente e letteralmente egocentrica e vede e interpreta tutto attraverso la lente dell’io.


David Foster Wallace

e poi

e poi lui aveva i peli rossi e lei incinta di lui
e poi innamorata di un altra persona
e poi andava lontano a fare sesso
e poi mai una persona fu così malvagia
e poi non parlò più
e poi tanto tanto affetto
poi la stima
e poi il silenzio
meglio il silenzio dell'invidia
e poi i cicchetti dopo gli spettacoli e i cicchetti dopo i concerti
e poi in chiesa a parlare con Dio
e poi nelle strade a soffocare d'ansia
e poi panico
e poi al mare sempre al mare sempre sotto quell'ombrellone
e poi un freddo ciao
che poi quel ciao quante volte l'ho cantato
e poi i baffi lunghi
lui era alto
e poi lui con l'altra
e poi il primo indimenticabile
e il secondo tappezzeria e il terzo solo sesso
che poi sono gli occhi
e poi sempre la famiglia
sempre i nomignoli
sempre gli animali
e poi le case i letti i materassi e poi in macchina
a Sant'arcangelo
e poi in platea
e poi sotto la finestra sotto il temporale
e poi in via paradiso.

giovedì 21 novembre 2013

cronaca di un caffè

via San Felice è quella strada piena di negozi di scarpe e agenzie immobiliari e bar e pasticcerie...
in via San Felice vado a fare colazione sempre nello stesso bar dove la "signorina" dai capelli biondissimi mi dice : buongiorno bella come va bella !
e quando si aspetta il ciclo o quando si sta giù di morale o quando si sta nel dubbio su qualsiasi cosa... sentirsi dire "Buongiorno bella" serve come il brodo di pollo della nonna quando si è ammalati.
che poi io sto brodo di pollo non l'ho mai bevuto!
che poi io la nonna me la ricordo sul divano a guardare Capitol o Dinasty (?) mentre mangiavamo lumache con lo stuzzicadenti.
che poi lo stuzzicadenti ha un bellissimo nome anche mia nonna l'aveva : Laura.

in via San Felice c'è casa mia che la gente si ferma a guardala perchè da giù sembra una galleria d'arte.


ma la cronaca di oggi non era questa era un altra :

dopo il caffè sono andata a compare gli assorbenti dai cinesi e alla cassa mi è passata di fianco una ragazza molto naif molto esuberante un po eccentrica ma leggermente volgare che cercava una matita per gli occhi. Io nella mia presunzione di essere meno eccentrica di lei, l'ho guardata giudicandola negativamente , non so dire in che modo non ho dato un giudizio preciso ma avrò avuto la tipica faccia di merda di una che prova disgusto.
poco dopo mi sono accorta che questa ragazza non aveva un braccio.
non aveva parte di un braccio.
dal gomito in giù.
e si aggirava come se fosse bellissima in mezzo ai trucchi scadenti di un negozio cinese in via San Felice.
non aveva un braccio.
la mia faccia si è vergognata e io, io con tutta la mia faccia di merda.

tornando a casa, sotto il mio portone in via San Felice, la via con il negozio di scarpe più costoso della città, un ragazzo giovane più giovane di me, con in braccio un bambino di pochi mesi, anche lui più giovane di me molto più giovane.

questo ragazzo siciliano senza denti, mi ha fermato dicendomi - scusami, mi vergogno tantissimo- parlava sottovoce.
- scusami mi vergogno ma ti chiederei delle monetine per me e il mio bambino.
io - ma tu di dove sei?
- sono Italiano, sono siciliano.
- ma stai cercando un lavoretto?
- in via san felice tutti hanno il mio numero, l'ho lasciato a tutti anche solo per montare un mobile per disfare una cantina... ma non si trova niente non so come fare, scusami mi vergogno.
- non so cosa dirti dispiace a me ...
- sei stata molto gentile
- buona giornata

in via San Felice ci abito da 12 anni e il mio cognome è Felicetti e mi chiedo ogni giorno quanto possa pesare questa parola : FELICE.




lunedì 18 novembre 2013

Ipotesi teorica non sintetica sull’importanza di svegliarsi al mattino

Delicatamente banale e innocentemente inutile
Ipotesi teorica non sintetica sull’importanza di svegliarsi al mattino

È una certezza svegliarsi al mattino.
No che non lo è, si che lo è, no non lo è . ok mettiamo che lo sia. Ma anche no.
E’ una ipotesi quella di svegliarsi al mattino.

Con calma di fretta con il piede giusto o quello sbagliato con la pipì urgente o la fame atavica con la gola secca e l’alito inumano con la voglia di caffè o addirittura di sigaretta con il pene in erezione o il rumore assordante del citofono di uno che vuole “il tiro” per metterti “in buca” la pubblicità di nuovi store a tutto un euro dove trovare l’ultimo imperdibile portachiavi che ti dice dove hai messo le chiavi se hai perso le chiavi se no non te lo dice ma se le hai perse lontano da te lo dirà a qualcun altro che ha perso le chiavi anche se non  le ha perse davvero ma comunque le chiavi si sentiranno perse e urleranno alla perdizione.
È una certezza,dicevo, svegliarsi al mattino.

No no non è una certezza ma anche si ma anche no ma mettiamo che lo sia.

È una ipotesi probabile quella di svegliarsi al mattino, ma come questa ci sono altrettanto molteplici forme di ipotesi probabili.

Per esempio potrebbe essere probabile l’ipotesi di uscire di casa.

A piedi, in auto, in bus, a cavallo o col cane al guinzaglio, da soli o in compagnia, velocemente o lentamente, con scarpe comode o tacchi alti o dimenticarsi le scarpe ed uscire con le babuccie quelle di ciniglia con i gommini sotto il piede che stando in casa raccattano polvere creando un doppio strado di soffice morbidezza altro che la carta igienica che invece ti lacera l’ano giorno dopo  giorno e uno si chiede perché mai un cucciolo di labrador avrebbe accettato di fare da testimonial per la carta igienica.

Potrebbe essere probabile l’ipotesi di uscire di casa come anche quella di uscire da altro.
Andare fuori di se uscire dalla vita di qualcuno uscire dal locale pieno di fumo o dalla chiesa piena di santi uscire fuori dall’inferno quando passa la ferita si esce fuori dal periodo nero o buoi , uscire dal periodo di una frase o dal periodo di una stagione : l’estate sta finendo e un anno se ne va, uscire dagli anni anno dopo anno. Uscire dal portone dalla porta del cunicolo dalla finestra e … cadere giù morire e non uscire più.
A qual punto non ci si sveglierebbe più neanche al mattino.

Potrebbe essere probabile l’ipotesi di rientrare dopo che si è usciti o di tornare dopo che si è andati via o di rincasare o addirittura di restare.

Restare … restare come ipotesi quella di restare è la più difficile da decifrare.
È un ipotesi ardua non è per niente una certezza quella di restare.

Restare immobili a guardare il cielo o il soffitto o le pareti che quando ci sei tu qui con me questa stanza non ha più pareti ma alberi e restare a guardare gli alberi e restare dove si decide di stare o restare fermi immobili per giocare meglio a un due tre stella o restare paralizzati dalla paura o dall’indecisione o restare insieme perché ci sarà un perché o restare in un posto invece che in un altro perché l’altro è troppo freddo o troppo caldo o troppo lontano o troppo diverso e restare indifferenti a tutto, a tutto questo,  alle parole restare in silenzio per ore e ore e restare nel letto al mattino e decidere di non svegliarsi  per creare l’antitesi dell’ipotesi probabile che al mattino ci si possa svegliare ancora.

Un'altra ipotesi probabile potrebbe essere quella di provare e riprovare.
Provare non è definitivo è solo una prova.

Provare a sentire cosa dicono gli altri, ci provo ma non capisco ? provare a capire. Provando e riprovando si potrebbe riuscire a capire cosa dicono gli altri cosa chiedono di cosa si lamentano se ridono perché ridono ? provare a capire piano senza fretta con la pratica con l’esercizio. Provare l’esercizio per provare a capire gli altri e se l’esercizio non funziona provarne un altro. Esercitarsi però, come per i muscoli che se non si usano marciscono come il sudore che se non si suda ci si riempie di tossine e si comincia a tossire e ci si ammala e si è costretti a restare a letto da soli perché si diventa contagiosi e allora si che si sta soli e allora si che non c’è più bisogno di ascoltare gli altri e allora si che non c’è più bisogno di provare a sentire di provare e riprovare a capire cosa dicono e perché ridono e di cosa si lamentano gli altri.

Un ipotesi probabile è anche quella di stare soli ma è poco probabile questa ipotesi perché per quanto tu voglia stare solo solo non sarai . se solo ci fosse una possibilità si potrebbe provare ma non sei solo se hai dei vicini di casa se vai a fare la spesa se passeggi tra altri soli che soli non sono se hai un insegnante o un avvocato o un medico o se vai al bar o se lavori con un capo e il suo superiore e il tuo collega e il suo capo con il suo superiore e non sei solo se usi l’energia elettrica o l’acqua che c’è qualcuno che lavora per te che ti fa arrivare la luce che se fossi solo tu la luce non la vedresti … segui la luce segui la luce ti direbbe una voce dall’oltretomba che se sei solo puoi seguire solo quel tipo di luce quella ovattata come nelle fiction della tv che sembrano tutti belli e senza rughe e invece sono solo opacizzati o immersi nella nebbia.

Quella di stare soli è un ipotesi poco probabile ma non lo è il contrario ! l’ipotesi di essere sempre affollati.
Folla di rumori continuativi  di musica folla di  auto e del  camion dell’immondizia di notte che passa verso le tre con le sue luci gialle strobo creando quell’illusione di : finalmente gli ufo o meglio extraterrestri si sono accorti di me e mi portano via ! la stessa cosa non vale per gli extracomunitari, loro non mi portano via ma mi portano tantissime rose ogni sera che carini … una folla di rose che follia. L’ipotesi del sovraffollamento delle catastrofi ambientali per sfollare la crosta terrestre e la folla di opinioni a tal proposito e la folla di sensi di colpa e di paure e la folla di lacrime e di indecenza civile affollati da sensi comuni e da cattive preghiere.
Una folla di fatti da affrontare che nessuno affronta più.

Folla di sfollati e di fottuti fraintendimenti e di incertezze razziali e folle folle folle di paure e di violentissima ignoranza.

Una folla che spinge per far capire  quanto possa essere violenta l’ignoranza !
Non spingete ! mettetevi in fila! C’ero prima io! Fatemi passare permesso permesso! Soffoco!! In fila! Stia in fila e aspetti il suo turno! Rispettate la fila si crea più folla nel disordine!! Un po di civiltà! In fila indiana! Quanto sono civili gli indiani!

Una folla che spinge per far capire quanto possa essere violenta l’ignoranza.
Ignorare .
È un ipotesi troppo probabile quella di ignorare.

Troppo troppo facile troppo probabilistica questa ipotesi dell’ignorare!

domenica 17 novembre 2013

NON SONO FILIPPO TIMI: Strati

NON SONO FILIPPO TIMI: Strati: stirare strato per strato lo strato del dormiveglia stirarlo su quello del risveglio lo strato del risveglio stirato e inamidato sullo str...

Strati

stirare strato per strato
lo strato del dormiveglia stirarlo su quello del risveglio
lo strato del risveglio stirato e inamidato sullo strato del primo pensiero e del primo muscolo
stirare strato per strato lo strato del : "tu sei di fronte a me e ti parlo" con " ti sto parlando con lo strato della decenza civile e sociale".
lo strato sociale stirarlo su quello familiare e poi sullo strato intimo dell'amicizia.
lo strato della conoscenza stirato e ben piegato sullo strato dell'ignoranza.
stirare lo strato di quella faccia allo specchio con la faccia senza segni particolari con lo strato della immagine fotografata e di quella rubata.
lo strato della mondanità con lo strato indefinito di ognuno.
stirare ogni singolo strato uno sull'altro strato su strato fino ad accatastare intere inutili indefinite identità.
lo strato dello stare seduti in piedi distesi in ginocchio alla finestra sotto il tavolo dentro qualcuno e fuori dagli orari negli sguardi quelli brutti quelli insufficienti.
lo strato del guardarsi attraverso gli altri.
lo strato della fame e della sete e del sentirsi lontani dalle tragedia troppo lontani.
lo strato dell'attesa perenne.
strato su strato stirati uno sull'altro dentro e fuori.
lo strato di " aria aria c'è bisogno di aria.
stratificarsi.
ogni strato su strato substrato dalle dita ai lobi dalle ginocchia ai peli pubici.
dallo strato leggerissimo a quello quello quell'altro...

martedì 12 novembre 2013

l'ordine delle cose

se ci fosse un ordine delle cose i tavoli non zoppicherebbero e le sedie si accomoderebbero

se ci fosse un po d'ordine le mosche farebbero i lavavetri e le zanzare donerebbero il sangue

se ci fosse un ordine delle cose gli orologi andrebbero a suon di musica e i metronomi a suon di tempo

se ci fosse un ordine delle cose le case sarebbero vuote e fredde e le strade calde e piene di camini e divani per tutti e cestini di frutta secca da sbriciolare

se ci fosse un ordine delle favole anche le matrigne avrebbero una matrigna e il morale della favola avrebbe una morale

se ci fosse l'ordine del creato ci sarebbero meno papi e più papesse e si giocherebbe a figurine con i tarocchi per scambiarsi i doppioni

se ci fosse un orine sociale ci si guarderebbe semplicemente negli occhi con semplicità

se ci fosse l'ordine del disordine nessuno potrebbe più giudicare nessuno e tutti sarebbero comodi nella propria diversità

se ci fosse un ordine generale ci sarebbero gli stessi morti gli stessi danni gli stessi disordini ambientali e stragi naturali ma non ci sarebbero guerre tra guerre e morti tra morti che muoiono senza saperlo

se ci fosse un ordine nei cervelli ci sarebbe meno fumo dalle orecchie e unghie masticate 

se ci fossero ordini non dall'alto non dal basso non detti non scritti se ci fossero ordini non ci sarebbero

se l'ordine avesse una forma sarebbe sempre quella dell'uovo ma meno ovale 

elencosmo

le frequenze su FM guardare fuori sentire dentro la musica tutta il caffè caldo i tasti le girelle l'acqua le pieghe i fogli i tavoli bianchi il profumo pungente qualsiasi cosa al cartoccio le notizie inventate gli errori e fobie passioni ideologie le chiese vuote i prodotti di "belleza" gli appuntamenti le incompetenze la voglia la modestia l'età il cinismo usato bene e l'ironia ricercata la comicità abusata l'invidia innocente le scarpe tutte gli zaini usati le felpe consumate gli starnuti improvvisi guardarli da lontano aspettare qualcuno decidere di non decidere le opinioni degli ignoranti la tenerezza ogni tanto l'illusione di potersi nuovamente illudere le amiche e gli amici gay poi gli amici etero musicisti i barlumi di qualcosa che sia speranza o delusione purché sia solo un barlume  da spegnere la cioccolata nera e chattare con Jonathan parlare di birre e sentire la mancanza di nessuno o solamente di Karen di Will & Grace e la piscina con la doccia senza gettoni le identità miste l'ambiguità irrisolta i tappeti all'ingresso delle case con cagnolini e gattini e le piante nei pianerottoli dei palazzi le chiavi le bollicine sulla lingua i singhiozzi e gli scherzi le donne indecise e gli uomini timidi osservare chi capita e sognare sconosciuti il bianco e nero e il grigio i biglietti dimenticati in vecchie giacche e scontrini nelle borse concerti e ipotesi per il futuro sapere che non esiste il nulla perchè non lo si conosce abbastanza.

domenica 27 ottobre 2013

etciù

non ho molto da starnutire
a parte il fatto che esisto nel momento in cui faccio

non ho molto da starnutire
a parte in quelle occhiate dopo aver fumato

non ho molto da starnutire
se non al mattino quando gli incubi smettono e il caffè brontola

non ho molto da starnutire
sopratutto quando perdo le parole

non ho molto da starnutire
se non per quella strana magia dei vuoti di memoria

non ho molto da starnutire
a parte quando ridiamo insieme

non starnutisco molto
da quando l'ho capito

e non starnutisco affatto
da molto tempo
quasi un anno
ormai


non ho da starnutire
se non dal terrore di questi rumori improvvisi

non starnutisco
per caso nè per i piedi freddi nelle infradito

non starnutisco da un bel po'

non ho molto da starnutire
a parte dietro le quinte al buio

e non starnutisco da
nemmeno lo ricordo più

non ho molto starnutito ultimamente
a parte nei sottotesti di queste infinite letture

perchè non c'è più tanto da starnutire
in questo far passare

starnutirò al rientro
forse all'arrivo e chissà magari non tornerò più

domenica 20 ottobre 2013

basta lo sguardo

Credo che gli occhi abbiano due pupille e cornee,
che ce ne sia una esterna (quella viziosa) e una interna che guarda dietro,dentro la testa.
Credo che non sia difficile guardare dentro.
Fuori,certo, viene immediato ma la sfera dell'occhio permette tranquillamente di ruotare lo sguardo al di dentro.
Credo che sia anche facilitata dal fatto che ci siano le lacrime che lubrificano il dentro dal fuori.
Non richiede uno sforzo fisico o intellettuale ma solamente di scelta.
Lo sforzo di scelta.

 scelta leggera
 scelta pensata
 scelta voluta
 scelta involontaria
 scelta pesante
 scelta moderata
 scelta improvvisa
scelta obbligata
 scelta sbagliata
 scelta ponderata
 scelta superficiale
 scelta drastica
 scelta motivata
 scelta immotivata
 scelta d'istinto
 scelta forzata
 scelta e basta


R : stai dormendo?
C : no
R : cos'è?
C : non lo so
R : accendiamo la luce?
C :come vuoi
R : proprio adesso che stavo scrivendo un trattato sulla "scelta"!
C : ah!
R : buona notte
C : notte signora mia

LA VITA AGRA. A lavoro con Bianciardi

è quasi un mese che si sta qui nel 500' a lavorare sugli anni 60'.
è quasi un mese che si sta a corte a digerire i vari Faust e i Mefistofele.
è quasi un mese che non penso ad altro.

altro.

: che la scrittura di Bianciardi fa venire mal di stomaco e poi fa ridere e poi incazzare.
: che lui mi fa pena e poi no.
: che si sta qui in questa altalenante convivenza di gente diversa.
si aggirano spettri tra i ticchetii e il vento tra le lamiere.
Valery Pasolini Bianciardi Goethe Rousseau
la tensione disarticolata tra le labbra asciutte dopo le pause/sigaretta.
i caffè.
la nebbia e poi il sole caldissimo.
come Polis e Tetis.

e poi la memoria la memoria del testo e gli ospiti.
si dorme in questa corte del 500' si dorme nel silenzio più lugubre, tra le vampate di cacca di vacca, e ci si sveglia e vien voglia di prendere il cavallo per andare in paese!

Canta e fischietta Danio Manfredini
passeggia e fuma Paolo Rossi

noi si sta


ottobre 2013

lunedì 5 agosto 2013

TROIA Teatro Festival

3 Agosto 2013
Il professore Nunzio alla guida, al suo fianco una giovane ricercatrice di sociologia che viene da Trieste, io al centro tra la giunonica dimagrita Mazzei e il fumettista a forma di fumetto Giuseppe Palumbo.
senza aria condizionata.
38 gradi.

I nostri umori con umorismo si mescolavano all'aria calda.

A Troia manca l'acqua da 2 giorni e arrivano messaggi del tipo : portate litrate di acqua, andate in bagno, cacate prima di venire, lavatevi e sopratutto portate della vodka.

Ci accoglie Gio' costipata.
cinema Pidocchietto : vediamo una prova aperta del nuovo lavoro di Action 30.
Il dottor Caligari  e un altro film di Cocteau in sintesi mixati dal vivo .

le nostre teste raffreddate da miliardi di pixel e frequenze sonore. Immagini frullate.

La sera mentre tutti cenano io vado a vedere il nuovo lavoro di Carullo/Minasi.

Carullo/Minasi : " voglio morire bene! Voglio vivere bene per morire bene!" ... " TORNO SUBITO" ...
 " ma noi che ci stiamo a fare qui?"...  "l'amore..."
(questa la mia sintesi di un lavoro filosofico sull'esistenza i santi e la ricerca)
Ad un certo punto mentre Cristiana parlava, sulla parola NULLA ho visto una lunghissima stella cadente alle sue spalle, lì l'ho sentito...il solito amico nodo in gola.

Poco dopo ci ritroviamo tutti sul terrazzo bianco di un giovane architetto in camicia bianca, soprannominato da Luca : Massimo Ciavarro; a bere vodka e sweps (come si scrive sweps? dovrei chiederlo a Uma Thurman..) va bè.

Si chiacchiera ovviamente di sesso.

Verso l'una, rapita dall'entusiasmo anti-età della Mazzei, mi ritrovo a ballare in piazza - età media 25 anni - e non smetto fino alle 4 di notte.

Poi a letto a chiacchierare con Federica : la giovane ricercatrice di sociologia di Trieste e Nunzio il professor Nunzio fratello di Mister Bean che insegna storia e letteratura e ci parla dei suoi viaggi al polo nord e in India... ci addormentiamo sul Giappone.

Il giorno dopo, la sera dopo... dopo la piscina sotto gli ulivi...dopo le chiacchiere sull'economia mondiale...dopo quelle sulle principesse e sugli inglesi che odiano gli italiani...dopo... dopo la doccia in piscina e dopo l'aperitivo ...

Codice Ivan : "decidere" ... " banane" ... " t-shirt" ... " per amare ci vogliono i soldi... per amare per un cane per un figlio per le t-shirt..." ... " eravamo scimmie... mangiavamo solo banane... "
Rabbia tanta rabbia ma sincera di quella sincerità che il punk diventa tenero e che si sta a testa china a dire : complimenti per il lavoro.

Action30 : "... quando si condivide un odio (...) allora si può dire di amare davvero (...) " . La performance di Action30 è stata una Cura Ludovico sotto effetto di stupefacenti.
 Un occhio guardava il tratto sicuro del fumetto che prendeva forma dal vivo... le mani di Palumbo e la sua sintesi sulla BuBBle City... l'altro occhio guardava le immagini violente di Luca Acito lanciate spudoratamente in faccia a Troia.
L'udito invaso da musica elettronica mixata dal vivo dall'affascinante-buono Alberto Casati e mixata a canzoni di Mina e parole di Artaud dette da Biancaneve Giovanna.

La catastrofe, il fascismo in polveri sottili, la nausea, le menzogne mondiali...



il Professor Nunzio non ha più parlato.
Io male al petto.
Giovanna finalmente ballava.
Palumbo anche.
Luca ovviamente beveva.
la Mazzei stanca ma sempre bella.
la giovane ricercatrice di Trieste si mangiava le unghie.
Codice Ivan al tavolo a chiacchierare.
Alberto smontava e lasciava il posto al dj.
gli altri parlavano ovviamente di sesso...


Fine






sabato 3 agosto 2013

chi è Rita Felicetti?



Just Doing
laboratorio sulla performance a cura di Alessandro Fantechi.
Volterra Teatro 2013


- la ricerca di un identità perduta o mai conosciuta-
- un nome cos'è un nome?-
- se siamo nomi non siamo nulla-
-di Rita Felicetti nel mondo ce ne sono tante e io chi sono?-

lunedì 8 luglio 2013

27 Novembre 2012 a NY

                                                                   B solo B senza Sogni

Era ormai troppo tardi per uscire e troppo presto per andare a dormire.

Avrebbe voluto prendere una decisione, avere coraggio di dirsi qualcosa, qualsiasi cosa.
Anche la peggiore.
Ma non riusciva a muoversi.
Si guardava intorno inebetita dal fatto di essere fuori casa e dentro … dentro una casa.
Aveva ancora i pantaloni del pigiama e sopra una felpa di quelle che sembrano usate e consumate ma non lo sono.
Faceva troppo caldo per scoprirsi e troppo freddo per coprirsi.
Le mani e i piedi freddi il corpo caldo.
Ogni tanto pensava alla vasca del bagno, di quella casa che l’ospitava. Una vasca idromassaggio.
Ma non aveva il coraggio di goderne fino in fondo.
Nessun tipo di libidine e di eccitazione le correva intorno, solo un desolante stato di attesa.
Potrei fare, potrei chiamare, potrei andare,potrei dire, potrei pensare, studiare, leggere …

Continuava a restare immobile sotto la luce del tramonto grigia che entrava leggera dalla vetrata.
Oltre quella vetrata c’erano case con solamente una finestra illuminata.
Forse, pensava, in quell’unica finestra ci viveva un anziana signora , e nelle altre dei giovani, che a quell'ora stavano fuori in qualche baretto a chiacchierare e ridere con gli amici.

Lei era troppo giovane per stare in casa e troppo vecchia per sentirsi giovane.

Continuava a desiderare di prendere una decisione, una qualsiasi, anche la peggiore.
Ma restava ferma immobile a non dire né fare nulla.
Era troppo triste per sorridere e troppo fortunata per piangere.
Era sazia e non aveva sete.

Ripensava alla vasca da bagno e allo studio.
Godersi l’acqua calda e la pressione delle bolle d’aria sulla carne apatica o aprire il libro e il vocabolario e concentrarsi sulle nuove parole?
Poco distante da quella casa che l’ospitava c’era un concerto di un gruppo sconosciuto.
Lì avrebbe ascoltato musica e visto persone, non avrebbe conosciuto nessuno ma avrebbe ascoltato le loro voci.

Continuava a sperare di prendere una decisione.
La vasca, il libro, il concerto.
La vasca calda e le bolle  o il libro o vestirsi uscire e camminare?
In quella casa non poteva neanche fumarsi una sigaretta, ma comunque non aveva sigarette.
Aveva voglia di sentire qualcuno ma allo stesso tempo nessuno.
Sentire il bisogno di amicizia non era piacevole quanto sentirne il piacere e basta.
Non sapeva neanche dirsi di cosa aveva bisogno perché non aveva bisogno di nulla tranne che di se stessa e se stessa l’aveva lasciata da qualche tempo.

Se stessa era rimasta intrappolata nell'illusione dei vecchi film e del passato e adesso si sentiva sola con un'altra identità tutta da costruire.
Un’ identità concentrata sulla realtà.
E ora la realtà era lì a portata di mano, sarebbe bastato gestirla, coinvolgerla e darle forma.
Invece lei la osservava solamente e vedeva tanta inutilità intorno a sé al suo corpo al suo essere.
Un mondo esterno privo di bisogni.
Un mondo interno privo di sogni.
Un mondo esterno ed interno inutile.
Si ritrovò stranamente coinvolta in una affermazione della vita “inutile”.
Concentrata su questa sorpresa imbronciò lo sguardo e sorrise.
Sorrise perché non poteva credere davvero che vivere era un atto inutile.
Un atto.
Un azione.

Non credeva a queste sue riflessioni, superficiali, troppo superficiali.
Cos’era vivere?

Bloccata su questa domanda come ad un interrogazione andata male, si stupì nuovamente di non saper dare risposta ed un fiume di risposte invece bussavano frementi nella sua testa.
Vivere era un impresa, un azione da fare nel momento in cui si è in vita, vivere era un semplice prendere parte al gioco, vivere era un idea banale del sentirsi immortali, vivere era una sensazione di attesa perenne e lei ne era coinvolta fino dentro le ossa.
Non doveva fare altro che vivere.
Fosse stato anche il gesto più inutile da immaginare, fosse stato il gioco più noioso o l’attesa più buia.

Si alzò e sentì scricchiolare le ossa delle ginocchia.
Andò in bagno.
Riempì la vasca di acqua bollente.
Si spogliò.

E smise di vivere.

fiammiferi

A – hai l’accendino?
B – che ci devi fare?
      A - Tu ce l’hai?
      B -  Ho dei fiammiferi forse
A - dammeli
B - ecco
A- passami  tutte le tue carte, voglio bruciarle
B- immaginavo
A- perché?
B – non fai che bruciare tutto di me
A- non lo faccio apposta mi viene così
B- piromane
A- ti darei fuoco se non sapessi che moriresti
B- non vuoi che io muoia? Perché?
A- a questa domanda non so rispondere
B- non sai dirmi il perché?
A- non so dirti se io vorrei che tu morissi
B – pensaci
A- ci penserò però adesso passami tutte le tue carte!
B – anche quelle che ho disegnato?
A- anche quelle dove hai scritto a penna e anche gli scarabocchi
B- brucia tutto quello che vuoi e io riscriverò tutto e disegnerò ancora e userò le stesse penne e matite
A- e io continuerò a bruciare tutto
B- è un ottima catena di montaggio. Io creo tu distruggi. io scrivo tu bruci. io carta tu fuoco.
A- tu carta io fuoco?  Non avevo mai pensato a noi due in questi termini
B- non ti piace?
A- tu carta … non so … non sei solo carta … e io non sono solo fuoco
B- hai ragione
A – e poi che vuol dire distruggere? E l’aria ?
B – senza aria non ci sarebbe ossigeno e senza ossigeno il fuoco non divamperebbe, distruggere significa eliminare qualcosa.
A- il fuoco non distrugge, trasforma
B- certo certo
A- eccoti con i tuoi : certo certo … questi “certo” distruggono!
B- se bastasse un “certo” per distruggere!
A- a volte basta
B- oppure fa ridere
A- oppure
B- tutto si trasforma, anche i significati delle parole
A- certo certo
B- sei così irritante !
A – mai quanto te
B- certo
A- certo … sono finite tutte le tue carte? Sono finiti anche i cerini … e il fuoco … è tutto finito
B- bene così possiamo tornare a casa
A- perché si sta così bene qui con questo odore di terra e di cenere
B- dici?
A- no, non dico più nulla. Torniamo a casa.
B- va bene.
A- riprenditi pure questa scatola di fiammiferi … vuota …


2/10/2011