lunedì 23 dicembre 2013

anche lei

Anche la felicità è un adepta all'abitudine .
dell'abitudine.

Anche lei è una dipendente.

Si adegua sgualdrinescamente.

La felicità si accomoda e si sta.
Pondera con non senso ogni ritmo.
Lo ascolta e lo divora.
Sazia si ferma.

La felicità è abitudinaria.

Si accontenta di poche gocce di vodka al retrogusto di lime.
La felicità è così poco elegante.

E' come una vecchia vicina di casa affacciata ad urlare qualcosa.
Come le merende quando si è ancora infantili.
La felicità è torpore.

Incombe irreale e irrazionale tra un ricordo e un altro e poi tace.
Inumana.
La felicità sembra una zia o una cugina che non incontri mai e si sorride per pregio o difetto.
Lei batte la punta del piede per trarne il tempo.
Il ritmo decisamente sincopato.

La felicità è stretta in sé mentre c'è il commiato.

Sta lì sorniona ad ascoltare ogni sorso di vodka e ogni boccata d'aria.

Lei è una parente e un infedele compagna sempre ben vestita e mai sobria.
Aspetta imperterrita il suo turno poi si ritira nelle vesti color porpora.

Lei è un impiegata che aspetta il suo turno.
Quasi distante.
Mai indelicata.
Decentemente invadente.


fino alla fine

1 commento:

  1. «La felicità è così poco elegante». Già.
    E noi così signori, contenuti e borghesi nelle nostre cupe riflessioni.
    Poi arriva, ci strappiamo i soprabiti e in un istante – senza che quasi ce ne accorgiamo – siamo nudi e sbrandellati, ridanciani e scomposti, a schizzarci d’acqua tra le onde del mare di quando eravamo bambini.
    E ce ne fottiamo di quel bisogno di eleganza, della profondità, della discrezione.
    Peccato duri poco.

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