venerdì 17 luglio 2015

Lui? - brevi racconti asessuali

Lui?

Nelle case c’erano sempre troppi rumori.
Troppe voci. Troppe case.
Una famiglia rumorosa.
Lui non era come lo descrivevano a ogni pranzo a ogni festività, eppure sorrideva e annuiva. Lui non era un uomo.
Gli piaceva nascondersi in abiti morbidi sotto capelli puliti e scarpe comode.
Gli piaceva, di nascosto anche da se stesso, sfogliare i settimanali di moda e osservare le pubblicità nei minimi particolari dal nome del fotografo, al brand al nome del modello e della modella.
Così con una inutilità precisissima .
Gli piaceva l’ombra in spiaggia.
L’acqua scivolare tra le pietre.
Non era di certo un tipo allegro e simpatico.
Suo fratello maggiore era un portento, un vulcano di energia, un comico.
Tutte le ragazze gli stavano intorno e ridevano e lo abbracciavano e lo cercavano.
Suo fratello era pura vita.
Lui la vita la osservava.
La pelle, la sua pelle, così trasparente, e le mani morbide senza segni.
Suo padre era stato un medico generico, un ometto con gli occhiali e la riga di lato.
Lui non aveva studiato molto, leggeva ma ogni libro lo dimenticava subito dopo averlo letto.
Sosteneva di avere un problema serio al cervello nella zona della memoria. Nel lobo temporale…del tempo.
In realtà non aveva la ben che minima voglia di affezionarsi a nulla e a nessuno.
Sognava di essere l’opposto di quello che era, di avere muscoli e peli e barba e di essere sporco e puzzolente.
Di tatuarsi tutto il corpo, e avere i segni dell’abbronzatura tra le dita dei piedi, nelle infradito.
E invece sentiva di essere destinato a somigliare al padre. Un ometto composto.
Suo fratello a volte tornava da qualche partita di calcio o di basket sudato e affaticato .
Lui in piscina nemmeno sudava.
Si chiedeva a quale orientamento di genere appartenesse.
Ma Lui non aveva neanche il senso dell’orientamento.
Sarebbe stato facile anche solo averla una sessualità , una qualsiasi.
E invece stava lì a contemplare ciò che non era.
E ciò che non sarebbe mai stato.
Le uniche volte in cui si sentiva un animale era quando faceva l’amore.
Raramente.
Perdeva completamente la percezione di avere un corpo che non era esattamente il suo.
Si accorgeva vergognandosene che faceva sesso per possedere altri corpi e mettere da parte il suo indesiderato corpo perfetto.
Perfetto per altri.
Le ragazze gli dicevano che era come una scultura di sabbia.
E a lui queste affermazioni provocavano nausea.
Dov’era andato a finire il suo testosterone?
Aveva provato ad essere più trasandato ma lo paragonavano con tenerezza a qualche musicista grunge finto straccione.
Non c’era verità nei suoi travestimenti non aveva mai pensato di spararsi in testa né di spaccare chitarre su palchi affumicati in paesi di provincia con la nebbia.
La musica la usava come colonna sonora nei viaggi.
Lunghissimi viaggi in macchina.
Da solo.
Guidare per ore e ore era un altro modo per sentirsi fuori da se’.
Alla continua ricerca di distrazioni da se stesso.
La droga no, non poteva andare bene.
La droga usa chimicamente il corpo e il suo corpo non doveva esserci.
Odiava avere i bisogni del corpo, bere pisciare cacare e mangiare.
Odiava anche sentirsi così psicopatico.
Si annoiava della compagnia di se stesso perciò osservava il resto.
Suo fratello era un calzino rivoltato ,tutto proteso verso l’esterno in chiacchiere urla risate e racconti e sudava e correva e non stava mai fermo, suo fratello.
Aveva studiato anche le forme di energie , quelle cazzate sulle varie tipologie di energie che emettono gli umani .
Se l’energia si potesse comprare scambiare cambiare allora si che sarebbe interessante, ma se uno nasce affetto da energia introspettiva malinconica e nevrotica non può barattare nient’altro che silenzi.
Quella mattina era deciso, voleva prendere appuntamento con un tatuatore e farsi tatuare qualcosa, qualsiasi cosa sul petto.
Origami.
Qualcosa di delicato.
Anzi no , no, un elemento chimico un parallelepipedo una roba piena di spigoli oppure un cubo nero.
Ma a chi la dava a bere.
Che noia la sua finzione verso l’apparire.
Non esisteva non era vivo non poteva esserlo altrimenti qualcuno lo avrebbe coinvolto in qualche esperienza ludico/sportiva .
E mentre pensava a queste cazzate si rese conto di quanto fosse vittima di una superbia incontrollabile .
Fuori nel mondo c’erano le solite infinite guerre i soliti stronzi capi di stato e la solita merda del potere .. e lui non faceva che pensare a come cambiare se stesso in funzione di qualcun altro che manco conosceva.
Continuò a leggere l’ultimo romanzo , si fece una doccia e prese la macchina . Calcolando che avrebbe fatto  circa 132 km andata e ritorno.
E che sarebbe rientrato entro la mezzanotte.

Da solo.