Lui?
Nelle case c’erano sempre
troppi rumori.
Troppe voci. Troppe case.
Una famiglia rumorosa.
Lui non era come lo
descrivevano a ogni pranzo a ogni festività, eppure sorrideva e annuiva. Lui
non era un uomo.
Gli piaceva nascondersi in
abiti morbidi sotto capelli puliti e scarpe comode.
Gli piaceva, di nascosto
anche da se stesso, sfogliare i settimanali di moda e osservare le pubblicità
nei minimi particolari dal nome del fotografo, al brand al nome del modello e
della modella.
Così con una inutilità precisissima
.
Gli piaceva l’ombra in
spiaggia.
L’acqua scivolare tra le
pietre.
Non era di certo un tipo
allegro e simpatico.
Suo fratello maggiore era un
portento, un vulcano di energia, un comico.
Tutte le ragazze gli stavano
intorno e ridevano e lo abbracciavano e lo cercavano.
Suo fratello era pura vita.
Lui la vita la osservava.
La pelle, la sua pelle, così
trasparente, e le mani morbide senza segni.
Suo padre era stato un medico
generico, un ometto con gli occhiali e la riga di lato.
Lui non aveva studiato molto,
leggeva ma ogni libro lo dimenticava subito dopo averlo letto.
Sosteneva di avere un
problema serio al cervello nella zona della memoria. Nel lobo temporale…del
tempo.
In realtà non aveva la ben
che minima voglia di affezionarsi a nulla e a nessuno.
Sognava di essere l’opposto
di quello che era, di avere muscoli e peli e barba e di essere sporco e
puzzolente.
Di tatuarsi tutto il corpo, e
avere i segni dell’abbronzatura tra le dita dei piedi, nelle infradito.
E invece sentiva di essere
destinato a somigliare al padre. Un ometto composto.
Suo fratello a volte tornava
da qualche partita di calcio o di basket sudato e affaticato .
Lui in piscina nemmeno
sudava.
Si chiedeva a quale
orientamento di genere appartenesse.
Ma Lui non aveva neanche il
senso dell’orientamento.
Sarebbe stato facile anche
solo averla una sessualità , una qualsiasi.
E invece stava lì a
contemplare ciò che non era.
E ciò che non sarebbe mai
stato.
Le uniche volte in cui si
sentiva un animale era quando faceva l’amore.
Raramente.
Perdeva completamente la
percezione di avere un corpo che non era esattamente il suo.
Si accorgeva vergognandosene
che faceva sesso per possedere altri corpi e mettere da parte il suo
indesiderato corpo perfetto.
Perfetto per altri.
Le ragazze gli dicevano che
era come una scultura di sabbia.
E a lui queste affermazioni
provocavano nausea.
Dov’era andato a finire il
suo testosterone?
Aveva provato ad essere più
trasandato ma lo paragonavano con tenerezza a qualche musicista grunge finto
straccione.
Non c’era verità nei suoi
travestimenti non aveva mai pensato di spararsi in testa né di spaccare chitarre
su palchi affumicati in paesi di provincia con la nebbia.
La musica la usava come
colonna sonora nei viaggi.
Lunghissimi viaggi in
macchina.
Da solo.
Guidare per ore e ore era un
altro modo per sentirsi fuori da se’.
Alla continua ricerca di
distrazioni da se stesso.
La droga no, non poteva
andare bene.
La droga usa chimicamente il
corpo e il suo corpo non doveva esserci.
Odiava avere i bisogni del
corpo, bere pisciare cacare e mangiare.
Odiava anche sentirsi così
psicopatico.
Si annoiava della compagnia
di se stesso perciò osservava il resto.
Suo fratello era un calzino
rivoltato ,tutto proteso verso l’esterno in chiacchiere urla risate e racconti
e sudava e correva e non stava mai fermo, suo fratello.
Aveva studiato anche le forme
di energie , quelle cazzate sulle varie tipologie di energie che emettono gli
umani .
Se l’energia si potesse
comprare scambiare cambiare allora si che sarebbe interessante, ma se uno nasce
affetto da energia introspettiva malinconica e nevrotica non può barattare
nient’altro che silenzi.
Quella mattina era deciso,
voleva prendere appuntamento con un tatuatore e farsi tatuare qualcosa,
qualsiasi cosa sul petto.
Origami.
Qualcosa di delicato.
Anzi no , no, un elemento
chimico un parallelepipedo una roba piena di spigoli oppure un cubo nero.
Ma a chi la dava a bere.
Che noia la sua finzione
verso l’apparire.
Non esisteva non era vivo non
poteva esserlo altrimenti qualcuno lo avrebbe coinvolto in qualche esperienza
ludico/sportiva .
E mentre pensava a queste
cazzate si rese conto di quanto fosse vittima di una superbia incontrollabile .
Fuori nel mondo c’erano le
solite infinite guerre i soliti stronzi capi di stato e la solita merda del
potere .. e lui non faceva che pensare a come cambiare se stesso in funzione di
qualcun altro che manco conosceva.
Continuò a leggere l’ultimo
romanzo , si fece una doccia e prese la macchina . Calcolando che avrebbe
fatto circa 132 km andata e ritorno.
E che sarebbe rientrato entro
la mezzanotte.
Da solo.
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