B solo B senza Sogni
Era ormai troppo tardi per uscire e troppo presto per andare
a dormire.
Avrebbe voluto prendere una decisione, avere coraggio di
dirsi qualcosa, qualsiasi cosa.
Anche la peggiore.
Ma non riusciva a muoversi.
Si guardava intorno inebetita dal fatto di essere fuori casa
e dentro … dentro una casa.
Aveva ancora i pantaloni del pigiama e sopra una felpa di
quelle che sembrano usate e consumate ma non lo sono.
Faceva troppo caldo per scoprirsi e troppo freddo per
coprirsi.
Le mani e i piedi freddi il corpo caldo.
Ogni tanto pensava alla vasca del bagno, di quella casa che
l’ospitava. Una vasca idromassaggio.
Ma non aveva il coraggio di goderne fino in fondo.
Nessun tipo di libidine e di eccitazione le correva intorno,
solo un desolante stato di attesa.
Potrei fare, potrei chiamare, potrei andare,potrei dire,
potrei pensare, studiare, leggere …
Continuava a restare immobile sotto la luce del tramonto
grigia che entrava leggera dalla vetrata.
Oltre quella vetrata c’erano case con solamente una finestra
illuminata.
Forse, pensava, in quell’unica finestra ci viveva un anziana
signora , e nelle altre dei giovani, che a quell'ora stavano fuori in qualche
baretto a chiacchierare e ridere con gli amici.
Lei era troppo giovane per stare in casa e troppo vecchia
per sentirsi giovane.
Continuava a desiderare di prendere una decisione, una
qualsiasi, anche la peggiore.
Ma restava ferma immobile a non dire né fare nulla.
Era troppo triste per sorridere e troppo fortunata per
piangere.
Era sazia e non aveva sete.
Ripensava alla vasca da bagno e allo studio.
Godersi l’acqua calda e la pressione delle bolle d’aria
sulla carne apatica o aprire il libro e il vocabolario e concentrarsi sulle nuove
parole?
Poco distante da quella casa che l’ospitava c’era un
concerto di un gruppo sconosciuto.
Lì avrebbe ascoltato musica e visto persone, non avrebbe
conosciuto nessuno ma avrebbe ascoltato le loro voci.
Continuava a sperare di prendere una decisione.
La vasca, il libro, il concerto.
La vasca calda e le bolle
o il libro o vestirsi uscire e camminare?
In quella casa non poteva neanche fumarsi una sigaretta, ma
comunque non aveva sigarette.
Aveva voglia di sentire qualcuno ma allo stesso tempo
nessuno.
Sentire il bisogno di amicizia non era piacevole quanto
sentirne il piacere e basta.
Non sapeva neanche dirsi di cosa aveva bisogno perché non
aveva bisogno di nulla tranne che di se stessa e se stessa l’aveva lasciata da
qualche tempo.
Se stessa era rimasta intrappolata nell'illusione dei vecchi
film e del passato e adesso si sentiva sola con un'altra identità tutta da
costruire.
Un’ identità concentrata sulla realtà.
E ora la realtà era lì a portata di mano, sarebbe bastato
gestirla, coinvolgerla e darle forma.
Invece lei la osservava solamente e vedeva tanta inutilità
intorno a sé al suo corpo al suo essere.
Un mondo esterno privo di bisogni.
Un mondo interno privo di sogni.
Un mondo esterno ed interno inutile.
Si ritrovò stranamente coinvolta in una affermazione della
vita “inutile”.
Concentrata su questa sorpresa imbronciò lo sguardo e
sorrise.
Sorrise perché non poteva credere davvero che vivere era un
atto inutile.
Un atto.
Un azione.
Non credeva a queste sue riflessioni, superficiali, troppo
superficiali.
Cos’era vivere?
Bloccata su questa domanda come ad un interrogazione andata
male, si stupì nuovamente di non saper dare risposta ed un fiume di risposte
invece bussavano frementi nella sua testa.
Vivere era un impresa, un azione da fare nel momento in cui
si è in vita, vivere era un semplice prendere parte al gioco, vivere era un
idea banale del sentirsi immortali, vivere era una sensazione di attesa perenne
e lei ne era coinvolta fino dentro le ossa.
Non doveva fare altro che vivere.
Fosse stato anche il gesto più inutile da immaginare, fosse
stato il gioco più noioso o l’attesa più buia.
Si alzò e sentì scricchiolare le ossa delle ginocchia.
Andò in bagno.
Riempì la vasca di acqua bollente.
Si spogliò.
E smise di vivere.